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LA STRADA CON UN CUORE
DON JUAN: «Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato.»
DON JUAN: «Tutto è solo una strada tra tantissime possibili. Devi sempre tenere a mente che una strada è solo una strada; se senti che non dovresti seguirla, non devi restare con essa a nessuna condizione. Per raggiungere una chiarezza del genere devi condurre una vita disciplinata. Solo allora saprai che qualsiasi strada è solo una strada e che non c'è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nel lasciarla andare se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Ma il tuo desiderio di insistere sulla strada o di abbandonarla deve essere libero dalla paura o dall'ambizione.»
«Ti avverto. Guarda ogni strada attentamente e deliberatamente. Mettila alla prova tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda. Questa è una domanda posta solo da un uomo molto vecchio. Il mio benefattore me l'ha detta una volta quando ero giovane, e il mio sangue era troppo vigoroso perché la comprendessi. Ora la comprendo. Ti dirò che cosa è: "Questa strada ha un cuore?" Tutte le strade sono uguali; non portano da alcuna parte. Sono strade che passano attraverso la boscaglia o che vanno nella boscaglia. Nella mia vita posso dire di aver percorso strade lunghe, molto lunghe, ma io non sono da nessuna parte. La domanda del mio benefattore ha adesso un significato."Questa strada ha un cuore? Se lo ha la strada è buona. Se non lo ha non serve a niente. Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no. Una porta un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L'altra ti farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l'altra ti indebolisce.»
CARLOS CASTANEDA: «Ma come si fa a sapere quando un sentiero non ha un cuore, don Juan?»
DON JUAN: «Prima di inoltrarti in esso poniti la seguente domanda: "Questa strada ha un cuore?" Se la risposta è no, lo saprai, e allora dovrai scegliere un altro sentiero.»
CARLOS CASTANEDA: «Ma come faccio a capirlo?»
DON JUAN: «E' una cosa che si sente. Il problema è che nessuno si pone questa domanda, e quando un uomo si accorge di aver intrapreso una strada senza cuore, essa è pronta per ucciderlo. Arrivati a quel punto, sono pochi quelli che si fermano a riflettere e abbandonano la strada.»
CARLOS CASTANEDA: «Cosa devo fare per formulare la domanda nel modo giusto, don Juan?»
DON JUAN: «Fallo e basta.»
CARLOS CASTANEDA: «Quello che vorrei sapere è se esiste un metodo per non mentire a se stessi credendo che la risposta sia positiva quando in realtà non lo è.»
DON JUAN: «Perché dovresti mentire?»
CARLOS CASTANEDA: «Forse perché in quel momento la strada sembra piacevole e divertente.»
DON JUAN: «Sciocchezze. Una strada senza cuore non è mai piacevole. Devi lavorare duramente anche per intraprenderla. D'altra parte è facile seguire una strada che ha un cuore, perché amarla non ti costa fatica.»
lunedì 14 marzo 2016
Immaginazione creativa é la "fantasia"?
L'mmaginazione creativa non è "la fantasia"
Una delle prime tecniche che sperimentai durante i primi passi verso la mia “ristrutturazione” interna nel lontano 1984. fu la visualizzazione o immaginazione creativa .
Da quei tempi nel campo del miglioramento personale ne è passata di acqua sotto ponti; Il revival New Age e la nascita d’innumerevoli sistemi, molti strutturati unicamente sulla fantasia.
Ciononostante l’immaginazione creativa continua a essere un classico,un potente strumento in grado di aiutarti e facilmente integrabile nei diversi percorsi di crescita interna disponibili.
Purtroppo viene spesso trattata con molta superficialità e nessuno spiega in modo dettagliato come utilizzare questa tecnica in modo da spremerne tutte le potenzialità. Viene infatti frequentemente ridotta a un semplice fantasticare incapace di produrre risultati concreti .
Premetto che per visualizzazione non mi riferisco alla creazione di "SOLE IMMAGINI MENTALI " che sono solo fantasie ma alla formazione di esperienze interne complete.
Il potere dell’immaginazione è noto da decenni, già nei primi del ‘900 dallo psicologo che Émile Coué.
Uno dei fenomeni più interessanti connessi alla visualizzazione riguarda il modo in cui la nostra mente inconscia processa le immagini create internamente.
Questo è uno strumento psicologico che richiede attenta preparazione e rende la visualizzazione (non la fantasia) uno strumento, molto efficace.
Marisa Francese
Una delle prime tecniche che sperimentai durante i primi passi verso la mia “ristrutturazione” interna nel lontano 1984. fu la visualizzazione o immaginazione creativa .
Da quei tempi nel campo del miglioramento personale ne è passata di acqua sotto ponti; Il revival New Age e la nascita d’innumerevoli sistemi, molti strutturati unicamente sulla fantasia.
Ciononostante l’immaginazione creativa continua a essere un classico,un potente strumento in grado di aiutarti e facilmente integrabile nei diversi percorsi di crescita interna disponibili.
Purtroppo viene spesso trattata con molta superficialità e nessuno spiega in modo dettagliato come utilizzare questa tecnica in modo da spremerne tutte le potenzialità. Viene infatti frequentemente ridotta a un semplice fantasticare incapace di produrre risultati concreti .
Premetto che per visualizzazione non mi riferisco alla creazione di "SOLE IMMAGINI MENTALI " che sono solo fantasie ma alla formazione di esperienze interne complete.
Il potere dell’immaginazione è noto da decenni, già nei primi del ‘900 dallo psicologo che Émile Coué.
Uno dei fenomeni più interessanti connessi alla visualizzazione riguarda il modo in cui la nostra mente inconscia processa le immagini create internamente.
Questo è uno strumento psicologico che richiede attenta preparazione e rende la visualizzazione (non la fantasia) uno strumento, molto efficace.
Marisa Francese
domenica 13 marzo 2016
libera di vivere dove e come voglio, di leggere ciò che voglio, di pensare a tutto ciò che voglio come voglio, e di ascoltare chi voglio. Sono libera nelle vie delle grandi città, dove nessuno mi vede, mentre cammino sotto la pioggia scrosciante senza un dove né un quando, mormorando dei versi; sono libera nel bosco, e sulla riva del mare in una solitudine benedetta, e nella musica che risuona in me, e nella mia stanza, quando chiudo la porta.
Posso sapere tutto quello che voglio sapere e posso dimenticare quello che non mi serve. Posso fare qualsiasi domanda e ricevere una risposta. Posso scegliere i miei amici. Sono felice di aver risolto tutti i teoremi dei miei anni immaturi. Non mi fingo mai più intelligente, più bella, più giovane e più buona di quanto sono per apparire diversa, perché non ho nessun bisogno di quelle menzogne. Vivo nell’incredibile e indescrivibile lusso delle domande e delle risposte del mio tempo, che mi sono vicine e che sento come mie, assolutamente libera di fare la mia scelta: di amare quel che voglio e chi voglio.
Nina Berbero A
Posso sapere tutto quello che voglio sapere e posso dimenticare quello che non mi serve. Posso fare qualsiasi domanda e ricevere una risposta. Posso scegliere i miei amici. Sono felice di aver risolto tutti i teoremi dei miei anni immaturi. Non mi fingo mai più intelligente, più bella, più giovane e più buona di quanto sono per apparire diversa, perché non ho nessun bisogno di quelle menzogne. Vivo nell’incredibile e indescrivibile lusso delle domande e delle risposte del mio tempo, che mi sono vicine e che sento come mie, assolutamente libera di fare la mia scelta: di amare quel che voglio e chi voglio.
Nina Berbero A
Una strada con il cuore
STRADA CON UN CUORE (DON JUAN)
DON JUAN: «Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato.»
DON JUAN: «Tutto è solo una strada tra tantissime possibili. Devi sempre tenere a mente che una strada è solo una strada; se senti che non dovresti seguirla, non devi restare con essa a nessuna condizione. Per raggiungere una chiarezza del genere devi condurre una vita disciplinata. Solo allora saprai che qualsiasi strada è solo una strada e che non c'è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nel lasciarla andare se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Ma il tuo desiderio di insistere sulla strada o di abbandonarla deve essere libero dalla paura o dall'ambizione.»
«Ti avverto. Guarda ogni strada attentamente e deliberatamente. Mettila alla prova tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda. Questa è una domanda posta solo da un uomo molto vecchio. Il mio benefattore me l'ha detta una volta quando ero giovane, e il mio sangue era troppo vigoroso perché la comprendessi. Ora la comprendo. Ti dirò che cosa è: "Questa strada ha un cuore?" Tutte le strade sono uguali; non portano da alcuna parte. Sono strade che passano attraverso la boscaglia o che vanno nella boscaglia. Nella mia vita posso dire di aver percorso strade lunghe, molto lunghe, ma io non sono da nessuna parte. La domanda del mio benefattore ha adesso un significato."Questa strada ha un cuore? Se lo ha la strada è buona. Se non lo ha non serve a niente. Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no. Una porta un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L'altra ti farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l'altra ti indebolisce.»
CARLOS CASTANEDA: «Ma come si fa a sapere quando un sentiero non ha un cuore, don Juan?»
DON JUAN: «Poniti sempre la seguente domanda: "Questa strada ha un cuore?" Se la risposta è no, lo saprai, e allora dovrai scegliere un altro sentiero.»
CARLOS CASTANEDA: «Ma come faccio a capirlo?»
DON JUAN: «E' una cosa che si sente. Il problema è che nessuno si pone questa domanda, e quando un uomo si accorge di aver intrapreso una strada senza cuore, essa è pronta per ucciderlo. Arrivati a quel punto, sono pochi quelli che si fermano a riflettere e abbandonano la strada.»
CARLOS CASTANEDA: «Cosa devo fare per formulare la domanda nel modo giusto, don Juan?»
DON JUAN: «Fallo e basta.»
CARLOS CASTANEDA: «Quello che vorrei sapere è se esiste un metodo per non mentire a se stessi credendo che la risposta sia positiva quando in realtà non lo è.»
DON JUAN: «Perché dovresti mentire?»
CARLOS CASTANEDA: «Forse perché in quel momento la strada sembra piacevole e divertente.»
DON JUAN: «Sciocchezze. Una strada senza cuore non è mai piacevole. Devi lavorare duramente anche per intraprenderla. D'altra parte è facile seguire una strada che ha un cuore, perché amarla non ti costa fatica.»
DON JUAN: «Per me c'è solo il viaggio su strade che hanno un cuore, qualsiasi strada abbia un cuore. Là io viaggio, e l'unica sfida che valga è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Là io viaggio guardando, guardando, senza fiato.»
DON JUAN: «Tutto è solo una strada tra tantissime possibili. Devi sempre tenere a mente che una strada è solo una strada; se senti che non dovresti seguirla, non devi restare con essa a nessuna condizione. Per raggiungere una chiarezza del genere devi condurre una vita disciplinata. Solo allora saprai che qualsiasi strada è solo una strada e che non c'è nessun affronto, a se stessi o agli altri, nel lasciarla andare se questo è ciò che il tuo cuore ti dice di fare. Ma il tuo desiderio di insistere sulla strada o di abbandonarla deve essere libero dalla paura o dall'ambizione.»
«Ti avverto. Guarda ogni strada attentamente e deliberatamente. Mettila alla prova tutte le volte che lo ritieni necessario. Quindi poni a te stesso, e a te stesso soltanto, una domanda. Questa è una domanda posta solo da un uomo molto vecchio. Il mio benefattore me l'ha detta una volta quando ero giovane, e il mio sangue era troppo vigoroso perché la comprendessi. Ora la comprendo. Ti dirò che cosa è: "Questa strada ha un cuore?" Tutte le strade sono uguali; non portano da alcuna parte. Sono strade che passano attraverso la boscaglia o che vanno nella boscaglia. Nella mia vita posso dire di aver percorso strade lunghe, molto lunghe, ma io non sono da nessuna parte. La domanda del mio benefattore ha adesso un significato."Questa strada ha un cuore? Se lo ha la strada è buona. Se non lo ha non serve a niente. Entrambe le strade non portano da alcuna parte, ma una ha un cuore e l'altra no. Una porta un viaggio lieto; finché la segui sei una sola cosa con essa. L'altra ti farà maledire la tua vita. Una ti rende forte; l'altra ti indebolisce.»
CARLOS CASTANEDA: «Ma come si fa a sapere quando un sentiero non ha un cuore, don Juan?»
DON JUAN: «Poniti sempre la seguente domanda: "Questa strada ha un cuore?" Se la risposta è no, lo saprai, e allora dovrai scegliere un altro sentiero.»
CARLOS CASTANEDA: «Ma come faccio a capirlo?»
DON JUAN: «E' una cosa che si sente. Il problema è che nessuno si pone questa domanda, e quando un uomo si accorge di aver intrapreso una strada senza cuore, essa è pronta per ucciderlo. Arrivati a quel punto, sono pochi quelli che si fermano a riflettere e abbandonano la strada.»
CARLOS CASTANEDA: «Cosa devo fare per formulare la domanda nel modo giusto, don Juan?»
DON JUAN: «Fallo e basta.»
CARLOS CASTANEDA: «Quello che vorrei sapere è se esiste un metodo per non mentire a se stessi credendo che la risposta sia positiva quando in realtà non lo è.»
DON JUAN: «Perché dovresti mentire?»
CARLOS CASTANEDA: «Forse perché in quel momento la strada sembra piacevole e divertente.»
DON JUAN: «Sciocchezze. Una strada senza cuore non è mai piacevole. Devi lavorare duramente anche per intraprenderla. D'altra parte è facile seguire una strada che ha un cuore, perché amarla non ti costa fatica.»
sabato 27 febbraio 2016
Mi torna in mente, come spesso accade, l'ultima pagina del Barone rampante di Calvino, che ho sempre tenuto per me ma che voglio lasciare qui. Perché anche se certi luoghi "fisici" non si vedranno più, é monito per me tenerli sempre vivi.
" Ombrosa non c’è più. Guardando il cielo sgombro, mi domando se è davvero esistita. Quel frastaglio di rami e foglie, biforcazioni, lobi, spiumii, minuto e senza fine, e il cielo a sprazzi irregolari e ritagli, forse c’era solo perché ci passasse mio fratello con suo leggero passo di codibugnolo, era un ricamo fatto di nulla che assomiglia a questo filo d’inchiostro, come l’ho lasciato correre per pagine e pagine, zeppo di cancellature, di rimandi, di sgorbi nervosi, di macchie, di lacune, che a momenti si sgrana in grossi acini chiari, a momenti si infittisce in segni minuscoli come semi puntiformi, ora si ritorce su se stesso, ora si biforca, ora collega grumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole, e poi si intoppa, e poi ripiglia a attorcigliarsi, e corre e corre e si sdipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito.”
venerdì 26 febbraio 2016
#La verità#Soren Aabye#
La verità?
La veritá.
No; per natura l'uomo teme la verità più della morte, ed è perfettamente naturale: poiché la verità è persino più ripugnante della morte all'essere naturale dell'uomo. Perché meravigliarsi allora, ch'egli ne abbia tanta paura?...
Giacché l'uomo è un animale sociale, soltanto nel gregge egli è felice.
Sia la più profonda stoltezza o la più grande malvagità, per lui é lo stesso, egli si sente completamente a suo agio, purché sia il parere del gregge, o l'azione del gregge, ed egli possa stare col gregge."
Gli ominicchi
La verità?
La veritá.
No; per natura l'uomo teme la verità più della morte, ed è perfettamente naturale: poiché la verità è persino più ripugnante della morte all'essere naturale dell'uomo. Perché meravigliarsi allora, ch'egli ne abbia tanta paura?...
Giacché l'uomo è un animale sociale, soltanto nel gregge egli è felice.
Sia la più profonda stoltezza o la più grande malvagità, per lui é lo stesso, egli si sente completamente a suo agio, purché sia il parere del gregge, o l'azione del gregge, ed egli possa stare col gregge."
Gli ominicchi
“Lettera al padre” di Franz Kafka
La disperazione si racconta
“La tua sfiducia negli altri infatti non è pari alla mia sfiducia in me stesso, a cui tu mi hai educato. Non posso negare che questa impostazione, la quale di per sé apporta qualche contributo nuovo alla caratterizzazione del nostro rapporto, sia in certo qual modo giustificata. Naturalmente nella realtà le cose non possono essere calzanti come gli esempi della mia lettera, la vita è più che un gioco di pazienza; ma con la correzione che deriva da questa impostazione, correzione che né posso né voglio sviluppare ancora nei dettagli, si è secondo me raggiunto un qualcosa di così vicino alla verità che un pochettino può tranquillizzarci entrambi e renderci più facile il vivere e il morire.”
Lettera al padre. Una riflessione di Marisa Francese
Questa lettera non fu mai consegnata al padre Hermann Kafka. Era il 1919 e rappresenta la commovente confessione di un figlio al proprio padre. Un difficile rapporto, un padre inaccessibile e lontano dunque un rapporto profondamente conflittuale di fronte a questa figura autoritaria e sorda alle esigenze del figlio osteggiandolo anche nel forte desiderio di seguire la propria inclinazione letteraria. In questa lettera oltre ad una difficile confessione autobiografica ( ricordiamo che Kafka è già un uomo e non un ragazzino) è molto chiara un’autoanalisi psicologica. Non sappiamo perchè, ma una volta stesa questa lettera, come già detto, Kafka la lasciò nel cassetto. Paura di come il padre avrebbe reagito o forse Kafka sapeva che quella lettera non era in fondo indirizzata al padre “esterno” bensì a quello “interno”? Credo sarebbe un errore, nel leggerla, prendere le parti della vittima contro il carnefice anche se magari la tentazione è molto forte e quasi inevitabile. Forse i buoni e i cattivi, le vittime e i carnefici non sono mai divisi in una linda demarcazione tanto è vero che lo stesso Kafka pur accusando il padre ne mette in luce anche gli aspetti positivi ed evidenzia i propri lati negativi ed in fondo di fronte a questo ritmo di dolore e frustrazione è anche chiaro il proprio bisogno di riaffermare se stesso dimostrando che le intense emozioni possono avere psicologicamente più significato che non il problema familiare stesso.
La parte migliore di te
Te ne prego, Lucilio carissimo, fà la sola cosa che possa garantirti la felicità: disperdi e calpesta tutto ciò che risplende solo esternamente, e che ti viene promesso ora da uno e ora da un altro; tieni lo sguardo puntato sul vero bene, e gioisci di ciò che è tuo.
Che cosa intendo con "ciò che è tuo"?
Te stesso e la parte migliore di te.
Anche il corpicciolo, senza il quale pur non potresti compiere nessuna azione, ritienilo più necessario che importante: suscita in noi il desiderio di piaceri vani, passeggeri, di cui prima o poi ci si pente sempre, e che volgono nel loro contrario , se non li si tiene a freno, esercitando un grande autocontrollo.
Ti dico questo: il piacere vive sull'orlo di un precipizio, e si trasforma in dolore, se ha oltrepassato la giusta misura; ma è difficile mantenere la giusta misura in ciò che si è creduto un bene: Solo il desiderio del vero bene non cela pericoli"
Seneca La Libertà.
Che cosa intendo con "ciò che è tuo"?
Te stesso e la parte migliore di te.
Anche il corpicciolo, senza il quale pur non potresti compiere nessuna azione, ritienilo più necessario che importante: suscita in noi il desiderio di piaceri vani, passeggeri, di cui prima o poi ci si pente sempre, e che volgono nel loro contrario , se non li si tiene a freno, esercitando un grande autocontrollo.
Ti dico questo: il piacere vive sull'orlo di un precipizio, e si trasforma in dolore, se ha oltrepassato la giusta misura; ma è difficile mantenere la giusta misura in ciò che si è creduto un bene: Solo il desiderio del vero bene non cela pericoli"
Seneca La Libertà.
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