sabato 27 febbraio 2016
Mi torna in mente, come spesso accade, l'ultima pagina del Barone rampante di Calvino, che ho sempre tenuto per me ma che voglio lasciare qui. Perché anche se certi luoghi "fisici" non si vedranno più, é monito per me tenerli sempre vivi.
" Ombrosa non c’è più. Guardando il cielo sgombro, mi domando se è davvero esistita. Quel frastaglio di rami e foglie, biforcazioni, lobi, spiumii, minuto e senza fine, e il cielo a sprazzi irregolari e ritagli, forse c’era solo perché ci passasse mio fratello con suo leggero passo di codibugnolo, era un ricamo fatto di nulla che assomiglia a questo filo d’inchiostro, come l’ho lasciato correre per pagine e pagine, zeppo di cancellature, di rimandi, di sgorbi nervosi, di macchie, di lacune, che a momenti si sgrana in grossi acini chiari, a momenti si infittisce in segni minuscoli come semi puntiformi, ora si ritorce su se stesso, ora si biforca, ora collega grumi di frasi con contorni di foglie o di nuvole, e poi si intoppa, e poi ripiglia a attorcigliarsi, e corre e corre e si sdipana e avvolge un ultimo grappolo insensato di parole idee sogni ed è finito.”
venerdì 26 febbraio 2016
#La verità#Soren Aabye#
La verità?
La veritá.
No; per natura l'uomo teme la verità più della morte, ed è perfettamente naturale: poiché la verità è persino più ripugnante della morte all'essere naturale dell'uomo. Perché meravigliarsi allora, ch'egli ne abbia tanta paura?...
Giacché l'uomo è un animale sociale, soltanto nel gregge egli è felice.
Sia la più profonda stoltezza o la più grande malvagità, per lui é lo stesso, egli si sente completamente a suo agio, purché sia il parere del gregge, o l'azione del gregge, ed egli possa stare col gregge."
Gli ominicchi
La verità?
La veritá.
No; per natura l'uomo teme la verità più della morte, ed è perfettamente naturale: poiché la verità è persino più ripugnante della morte all'essere naturale dell'uomo. Perché meravigliarsi allora, ch'egli ne abbia tanta paura?...
Giacché l'uomo è un animale sociale, soltanto nel gregge egli è felice.
Sia la più profonda stoltezza o la più grande malvagità, per lui é lo stesso, egli si sente completamente a suo agio, purché sia il parere del gregge, o l'azione del gregge, ed egli possa stare col gregge."
Gli ominicchi
“Lettera al padre” di Franz Kafka
La disperazione si racconta
“La tua sfiducia negli altri infatti non è pari alla mia sfiducia in me stesso, a cui tu mi hai educato. Non posso negare che questa impostazione, la quale di per sé apporta qualche contributo nuovo alla caratterizzazione del nostro rapporto, sia in certo qual modo giustificata. Naturalmente nella realtà le cose non possono essere calzanti come gli esempi della mia lettera, la vita è più che un gioco di pazienza; ma con la correzione che deriva da questa impostazione, correzione che né posso né voglio sviluppare ancora nei dettagli, si è secondo me raggiunto un qualcosa di così vicino alla verità che un pochettino può tranquillizzarci entrambi e renderci più facile il vivere e il morire.”
Lettera al padre. Una riflessione di Marisa Francese
Questa lettera non fu mai consegnata al padre Hermann Kafka. Era il 1919 e rappresenta la commovente confessione di un figlio al proprio padre. Un difficile rapporto, un padre inaccessibile e lontano dunque un rapporto profondamente conflittuale di fronte a questa figura autoritaria e sorda alle esigenze del figlio osteggiandolo anche nel forte desiderio di seguire la propria inclinazione letteraria. In questa lettera oltre ad una difficile confessione autobiografica ( ricordiamo che Kafka è già un uomo e non un ragazzino) è molto chiara un’autoanalisi psicologica. Non sappiamo perchè, ma una volta stesa questa lettera, come già detto, Kafka la lasciò nel cassetto. Paura di come il padre avrebbe reagito o forse Kafka sapeva che quella lettera non era in fondo indirizzata al padre “esterno” bensì a quello “interno”? Credo sarebbe un errore, nel leggerla, prendere le parti della vittima contro il carnefice anche se magari la tentazione è molto forte e quasi inevitabile. Forse i buoni e i cattivi, le vittime e i carnefici non sono mai divisi in una linda demarcazione tanto è vero che lo stesso Kafka pur accusando il padre ne mette in luce anche gli aspetti positivi ed evidenzia i propri lati negativi ed in fondo di fronte a questo ritmo di dolore e frustrazione è anche chiaro il proprio bisogno di riaffermare se stesso dimostrando che le intense emozioni possono avere psicologicamente più significato che non il problema familiare stesso.
La parte migliore di te
Te ne prego, Lucilio carissimo, fà la sola cosa che possa garantirti la felicità: disperdi e calpesta tutto ciò che risplende solo esternamente, e che ti viene promesso ora da uno e ora da un altro; tieni lo sguardo puntato sul vero bene, e gioisci di ciò che è tuo.
Che cosa intendo con "ciò che è tuo"?
Te stesso e la parte migliore di te.
Anche il corpicciolo, senza il quale pur non potresti compiere nessuna azione, ritienilo più necessario che importante: suscita in noi il desiderio di piaceri vani, passeggeri, di cui prima o poi ci si pente sempre, e che volgono nel loro contrario , se non li si tiene a freno, esercitando un grande autocontrollo.
Ti dico questo: il piacere vive sull'orlo di un precipizio, e si trasforma in dolore, se ha oltrepassato la giusta misura; ma è difficile mantenere la giusta misura in ciò che si è creduto un bene: Solo il desiderio del vero bene non cela pericoli"
Seneca La Libertà.
Che cosa intendo con "ciò che è tuo"?
Te stesso e la parte migliore di te.
Anche il corpicciolo, senza il quale pur non potresti compiere nessuna azione, ritienilo più necessario che importante: suscita in noi il desiderio di piaceri vani, passeggeri, di cui prima o poi ci si pente sempre, e che volgono nel loro contrario , se non li si tiene a freno, esercitando un grande autocontrollo.
Ti dico questo: il piacere vive sull'orlo di un precipizio, e si trasforma in dolore, se ha oltrepassato la giusta misura; ma è difficile mantenere la giusta misura in ciò che si è creduto un bene: Solo il desiderio del vero bene non cela pericoli"
Seneca La Libertà.
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